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Estratto COME UN CIELO SENZA NUVOLE

Con una spallata, Dominic mi spinse nel pieno della mischia e si dileguò alla volta della bionda di poco prima.

Scrollai il capo divertito e la folla mi assalì in un attimo. Finii addosso a qualcuno, con il mio punch corretto completamente rovesciato sul suo vestito. Alzai lo sguardo e quella che ebbi di fronte fu proprio la ragazza che Dominic aveva deciso sarebbe stata il mio premio di ritorno.

Aveva i capelli arruffati dall’alcol che le era caduto sulle punte, il vestito bagnato sul davanti, sul viso un’espressione furente.

«Scus-».

«Merda! Ma vedi dove metti i piedi?» spolmonò, guardandomi torva.

«N-non l’ho fatta apposta».

«Certo, come no. Ci manca solo che sia mia la colpa».

Inarcai un sopracciglio. La tizia mostrava un bel caratterino. Si sarebbe dimostrata una bella spina nel fianco.

«Non era quello che…».

«Vuoi giocare alla pecora e al lupo?» chiese, guardandomi dalla punta dei piedi alla cima dei capelli.

Feci lo stesso, titubante. «Da dove diavolo vieni?».

«West Maine» rispose lei.

«Contadinella» ironizzai, sapendo bene che il Maine era per la maggior parte abitata da gente di campagna.

«Qualche problema?» berciò, nera in volto.

Alzai le mani ad altezza spalla. Questa tizia era pazza forte. Ma le ero venuto addosso e dovevo farle le mie scuse.

«Okay, non abbiamo iniziato col piede giusto. Ti aiuto ad asciugarti» dissi gentile e pescai dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto che avevo da chissà quanto. Mi avvicinai e feci per asciugarla, ma lei mi anticipò.

«Faccio da sola» bofonchiò incazzata nera. Mi rubò il fazzoletto dalle mani e alzò lo sguardo.

Solo in quel momento scoprii i suoi occhi di un intenso color cioccolata. Erano caldi, vivi e davvero eloquenti.

«Lascia che almeno ti indichi dov’è la toilette» insistetti. Accettò stremata.

Fu un attimo e ci ritrovammo nel bagno in camera dei genitori di Dominic, al secondo piano. Lei era seduta sul marmo freddo del lavandino, io fra le sue gambe e le nostre labbra erano consumate da baci roventi, passionali e peccaminosi.

Quella ragazza era una tana piccola, ma più che soddisfacente. Dominic aveva fatto bene a puntarla. Le contadine erano le meno caste e quel drink era stato una benedizione. Ci avevo messo poco a ottenere proprio quello che volevo.

«I-io…» bofonchiò, respirando sulla mia bocca, stringendomi le gambe in vita, «sono Isabelle».

«Jace».

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